MATTI PER IL CALCIO – Perché questo gioco ci fa impazzire: spunti di psicologia pallonara

Sul fatto che le passioni rappresentino per le nostre vite l’antidepressivo naturale più potente probabilmente non ci sono dubbi, quello che invece si recupera attraverso queste pagine è il loro enorme potenziale autobiografico.
Le nostre passioni possono seguirci per tutto l’arco della vita, riuscendo anche a superare in longevità i grandi amori e le storie famigliari.
L’autore ha cercato, utilizzando la potenza scardinante della follia intesa come perdita di controllo, di recuperare tutto quello che aveva ricevuto da una sua grande passione.
Sul calcio probabilmente è stato detto e scritto tutto, ma partendo sempre da una prospettiva unica e questo libro, che non è un saggio di psicologia né di pedagogia, non è un’autobiografia, un libro per tecnici o un romanzo di formazione, riesce a racchiudere in sé tutto questo.
La frase “il calcio non è più solamente uno sport” è stata talmente ripetuta da averci fatto dimenticare di chiederci cosa sia diventato nel frattempo.
I fantastici otto minuti cinematografici che separano il ragionier Fantozzi dalla speranza infranta di godersi in televisione Italia-Inghilterra alla drammatica visione della corazzata Potëmkin hanno fotografato magistralmente l’impatto socioculturale del calcio nel nostro Paese.
Ma potremmo ancora descriverci così?
Potremmo ancora ripensare all’eco delle telecronache che escono dalle televisioni delle nostre case e diventano l’unico suono delle strade deserte?
Adesso assistiamo all’opposto, alla gente che si riunisce nei locali per vedere le partite, invadendo con questo nuovo entusiasmo collettivo anche le case rimaste po’ più vuote di prima.

Questo libro parla di questo, di passioni eterne, di ricordi come patrimoni collettivi e di una follia quasi necessaria per amare per sempre.

SCHEDA TECNICA
  • Dimensione: 15X21
  • Pagine: 144
  • Prezzo: Euro 15,00
  • ISBN: 9791280768063

Davide Bellini
Sono nato a Sanremo nel 1973 e vivo a Ospedaletti con mia moglie Yerlandys e i nostri due figli, Filippo e Santiago.
Dopo la maturità classica al Cassini di Sanremo, in mancanza di alternative significative, mi iscrivo alla statale di Milano, facoltà di lingue. Galleggio per un quadriennio (in realtà è stata piuttosto un’apnea!) mentre nel frattempo la mia passione per la musica spazza via tutto e mi porta e mettere su una band di glam rock (idea geniale da avere a metà anni 90 mentre il mondo è incantato dal Grunge!). Il tempo e il talento non dirompente (diciamola così per salvaguardare l’autostima…) mi hanno aiutato a capire che il sogno della rockstar sarebbe rimasto tale. In nome di quel sogno ho passato 8 mesi a Londra e in quel periodo ho recuperato l’amore per la lettura, in particolare per la psicologia e la filosofia. Dai sogni infranti rinasce la voglia di studiare e d’iscrivermi alla facoltà di psicologia a Pavia dove mi laureo con una tesi sulla delfino terapia applicata all’autismo. Inizio a lavorare nelle scuole all’interno degli sportelli di ascolto e in centri di aggregazione giovanile. In seguito, per 5 anni, ricopro il ruolo di vice direttore di una comunità educativa per minori. Col tempo mi specializzo in psicoterapia a orientamento sistemico-relazionale. Riesco a mescolare la mia passione per lo sport con la mia professione conseguendo un master in psicologia dello sport. Dal 2011 mi dedico esclusivamente all’attività privata di libero professionista come psicologo psicoterapeuta.